Descrizione
Nacque l’anno delle palombe, a marzo, il giorno della fiera di San Longino, quando partorì la signorina Lea, che non s’è mai saputo chi è stato.
Giù nella valle la bianca cittadina ronzava come un vespaio e il sole non c’era. L’avevano nascosto quei di Santa Maria. Fu così: la sera avanti c’era stata la cena delle palombe, poi la danza sul campo sportivo. Nove ettolitri di moscatello gli era costata quella cenetta al vecchio Lorens. La Giunta Comunale al completo s’era bevuta da sola la metà del raccolto del Poggio.
Il brigadiere e la signorina Concetta li portarono via col camion che poi, come sapete, andò a finire nel fiume, e il sor Terenzio lo trovarono due giorni dopo dalla fattoressa, sotto il letto, che stava cercando il cappello. Soltanto lui, il nostro amato sindaco, era rimasto in sé, perché sapeva contenersi.
“Puoi bere fino a sessanta bicchieri al giorno” gli aveva consigliato il Conte “è un numero giusto; ma non eccedere mai. Come t’accorgi che cominci a veder doppio, férmati. Conoscevo un campanaro che per aver abusato del vino non arrivò ad ottant’anni e morì.”
“Di che male morì, signor dottore?”
“Non ricordo bene la diagnosi: ricordo soltanto che il giorno avanti gli era cascata addosso la campana.”
A Santa Maria, infatti, ancora se lo ricordano e nel loro cimitero c’è una lapide che dice così:
QUI GIACE IL DEFUNTO/ CICCIONE BIBULO/SONATORE DI CAMPANA/ ACCOPPATO E CONTUSO DAL SUO STESSO STRUMENTO/ IL DÍ DI PENTECOSTE ET AMOREVOLMENTE/ ASSISTITO DAL NOSTRO MEDICO CONDOTTO/ CHE NE ABBREVIÓ LE SOFFERENZE.
(Fabio Tombari, Tutta Frusaglia, pp. 248-249)