Descrizione
Patriota, il suo tempo e la processura “anconitana di più delitti”
In tempi in cui scoprire le radici della storia politica nazionale e regionale può passare per operazione sterilmente nostalgica, l’Autore ripropone con caparbietà i valori del Risorgimento italiano impersonati dal patriota anconitano Lorenzo Lesti (1802-1867), il cui nome è citato nelle cronache solo perché tra gli iniziatori (1832) della Congrega della Giovine Italia di Ancona, rimanendo poi ignorato dalla storiografia locale tanto da uscire dalla memoria della città. Autentico rivoluzionario, Lesti ha partecipato a tutti i moti che hanno scosso la Penisola dal 1831 al 1834, sino all’esilio a Parigi, mentre a Roma veniva condannato (1836) al carcere a vita. A fine del 1846, nel clima dell’effimera riconciliazione di Pio IX, tornava ad Ancona. Nel 1849 era dalla parte della Repubblica Romana, soffrendo prima le ostilità di sanfedisti e di taluni democratici, poi l’anarchia suscitata in città da una lega di sanguinari stroncata da un uomo come Felice Orsini ed infine le vicende dell’assedio austriaco. Dopo la resa della città, Lesti era falsamente accusato di essere stato l’ispiratore dei sanguinari. Arrestato a gennaio 1850, veniva condannato a vent’anni di carcere per il crimine di lesa maestà, ma era prosciolto dall’infamante accusa di pertinenza alla lega. Patirà il carcere a Paliano sino all’agosto del 1867. Liberato per il clamore che il suo caso provocava nel Paese, morirà nella sua casa di Ancona dopo settanta giorni di libertà. La vicenda di Lesti, raccontata come un’epopea eroica e con lo stile di un romanzo d’altri tempi, persino impiegando un linguaggio che gioca a recuperare termini e modi di un mondo scomparso, è tuttavia solo il canovaccio narrativo sul quale si aprono inediti ritratti e storie di personaggi che animarono la vita politica italiana ed anconitana di quegli anni, purtroppo trascurati dalla storiografia, con una vivacità e passione che stenteremmo a credere guardando la città contemporanea. Il cospicuo studio dell’Autore, percorrendo quello spazio ideale e difficile che sta fra “storia” e “memoria”, ricostruisce la “verità storica” con la stessa ambizione etica e letteraria di un poema epico incentrato sul protagonista di una stagione senza eroi, stando alla riflessione di Piero Gobetti, i cui valori vanno cercati fra le pieghe della loro esistenza.