Descrizione
La cucina dei monasteri
Il ciclo dei dodici mesi delle comunità religiose scorreva tra celebrazione golosa ed astinenza rigenerante, scorci di Carnevale e Quaresima, nel continuo alternarsi di lavoro e preghiera, terra e cielo, pratica quotidiana e astrazione simbolica della ritualità. Nei monasteri e nei conventi il calendario era sovrapporsi di raccoglimento e operosità, e anche il circuito giornaliero del cibo, dagli orti al refettorio, regolava e rappresentava le pratiche comunitarie laiche e liturgiche. L’antica civiltà rurale aveva infatti codificato un sistema integrato di “opere e santi” che si affiancava, con quotidiana precisione, alle grandi feste della Pasqua e del Natale. In questo palinsesto di simboli e di informazioni pratiche, anche i proverbi servivano a collegare le date del martirologio con i momenti ottimali del lavoro agrario, secondo scadenze precise nelle quali i lavori da fare erano annunciati dai patroni e dai giorni della devozione. La cucina dei monasteri diventava così un modo per celebrare la ritualità dei culti con il valore simbolico di cibi e dei dolci, dei digiuni e delle “feste di grasso”, che la società contemporanea ha perduto e che questo libro rievoca, restituendo la ricchezza e la polisemia delle narrazioni che anche i cibi più poveri portano ancora con sé.