Descrizione
Una volta Carlo Bo mi disse che tirando una linea da Urbino a Roma avremmo traversato il cuore dell’Italia. Quella linea avrebbe fiancheggiato l’Etruria da una parte e l’Umbria dall’altra, sotto Assisi. Roma, ovviamente, è quella che è, cioè tutto e nulla. Adesso Bo mette fuori, postumo il volume dei suoi scritti sulla regione che più gli stette a cuore con la sua Liguria e con Firenze, cioè le Marche: quella provincia che sta all’inizio della linea, con capitale ideale a Urbino, nella quale trascorse sessant’anni, da cui sembra persino facile raggiungere Roma, peraltro remotissima. Il titolo del libro è eloquente: Città dell’anima, con sottotitolo Scritti sulle Marche e i marchigiani.
In questo libro, ampio, folto e prezioso, s’incontra l’idea molto importante delle Marche come paesaggio costruito nel rispetto dell’uomo e della natura in un equilibrio non frequente in Italia, da cui un tipo di bellezza inconfondibile. È questo il paesaggio dell’anima? (…)
Tra questa umanità Carlo Bo si è sempre mosso con fraterna partecipazione. Un libro come questo, meglio d’altri mette in luce tutti gli angoli in cui lo sguardo è penetrato insieme alla fattività, curiosità e a un senso delle cose in fieri degno di un manager che resta in ogni momento altissimo uomo di una cultura amata e vissuta. Città dell’anima, curato da Ursula Vogt con prefazione di Livio Sichirollo e un saggio finissimo di Mario Luzi, uscito presso Il lavoro editoriale di Ancona e presentato da Bruno Brusciotti, è anche il più ampio ritratto di Bo: e pieno di ritratti, in concreto, in foto e in disegno, è veramente in precise e documentate circostanze. Testimonianza e ritorno dunque, ma con quell’accento sull’anima che il titolo richiama volutamente, segno di un’opera lunga e non dimenticabile nel mondo della letteratura e delle cose.
(Claudio Marabini, Il Resto del Carlino, 2 marzo 2002)